Prima di Instagram, prima di Flickr e Pinterest, prima dei selfie e delle digitali e degli smartphone. Prima di tutto, la fotografia era anche questo.
Avete presente il film “ The others” con Nicole Kidman? Ricordate quella scena in cui lei entra in soffitta e trova quello sconcertante album fotografico?
Ecco, voglio proprio parlarvi di quelle foto, e cioè delle foto post mortem di epoca vittoriana.
Questo è un argomento quanto mai controverso e dibattuto sul web. Se cercate su internet verrete travolti da una infinita serie di immagini quanto mai macabre e inconcepibili per il nostro modo di pensare. Sono infatti molte le foto di bimbi in braccio alle madri, sdraiati per terra o su un divanetto accanto ai fratellini. Giovani donne dentro la bara con le mani giunte e un mazzo di fiori in grembo. Signori seduti in poltrona, circondati dai loro fedeli cagnolini o con un libro (incollato ! ) in mano. Alcuni sono addirittura ritratti in piedi , sorretti da un complicato marchingegno ben nascosto dall’abile fotografo, spesso specializzato proprio in questo tipo di foto, visto che erano molto richieste e i guadagni non mancavano.
Nei primi tempi della fotografia, farsi fare un ritratto era costoso e non tutti potevano permetterselo. Così si aspettavano occasioni importanti come il matrimonio o momenti significativi della vita per farsi fotografare. Purtroppo però, spesso la morte arrivava prima, dato che la mortalità infantile era elevata, le epidemie frequenti e malattie come la tubercolosi largamente diffuse. Così se si voleva conservare un ricordo della persona cara, si era costretti a farle fare una foto dopo la morte.
Oggi, nell’ era del selfie, facciamo fatica a capire come si possa fare una foto seduti accanto ad una persona morta e liquidiamo come lugubri e agghiaccianti queste foto. Storciamo il naso disgustati giudicando che in passato dovessero avere un malsano gusto per il macabro.
Ma se ci riflettessimo un po’ capiremmo invece che queste foto sono solo il frutto dell’amore e del desiderio del ricordo. Pensate quale dispiacere fosse per una madre stare ferma in posa anche per mezz’ora ( i tempi di esposizione erano molto lunghi allora) col figlioletto morto sulle ginocchia, quali pensieri, quali ricordi avranno attraversato la sua mente? Quante speranze deluse! Il dolore di un padre che sorregge la figlia morta (probabilmente dopo una lunga malattia) con indosso il suo vestito più bello, abilmente truccata per mascherare i segni della sofferenza; avrà tristemente pensato al giorno in cui l’avrebbe condotta all’altare? A quel giorno che non sarebbe mai più potuto arrivare?
verità o leggenda ?
C’è chi afferma che molte foto che girano in rete siano in realtà ritratti di gente viva e vegeta (le foto post mortem in commercio hanno un maggiore valore economico) , che gli strani arnesi di cui vi ho parlato servivano solo per aiutare le persone a rimanere immobili durante il lungo tempo di posa, per evitare insomma che il soggetto risultasse sfocato. Io penso che certo, qualche foto “spacciata” come post mortem sia un fake , come diremmo oggi, e che qualche bambino un po’ vivace avrà avuto bisogno di un aiuto meccanico per riuscire a stare fermo e immobile durante tutto il tempo necessario allo scatto, ma non si può negare in blocco l’autenticità di queste foto.
Una cosa è indubbia, il mezzo fotografico, ha rivoluzionato il modo di relazionarsi con la propria immagine, col tempo che scorre e la trasforma , con la morte, dove questa si confonde con la vita . Cosicché i morti posano con i vivi come se ancora fossero vivi e i vivi insieme ai morti, uniti in un momento che resterà per sempre impresso su un foglio di carta.